Scene urbane del moderno. I nuovi fori e la monumentalizzazione del vuoto
Le città si sono sempre auto-rappresentate attraverso luoghi simbolici e spazi monumentali. Ma questo bisogno sembra ormai essere assente nella contemporaneità. Nel Novecento entra in crisi il modello della città compatta e la concezione albertiana della “città come grande casa”, che si rappresentava attraverso l’intellegibilità del suo perimetro in rapporto al paesaggio naturale e attraverso l’internità degli spazi pubblici come “stanze a cielo aperto”. La condizione moderna è rappresentata dallo spazio discontinuo della città aperta e priva di margini e dalla presenza di grandi vuoti. Tuttavia la città moderna ha sviluppato forme significative proprie, privilegiando le composizioni paratattiche e seriali, e rappresentando se stessa attraverso una sorta di “monumentalizzazione dei vuoti”. Invece la città contemporanea appare come il luogo della dispersione e della frammentazione dello spazio informe tra gli edifici. L’esperienza della città moderna italiana, posta temporalmente e concettualmente tra la città storica compatta e la città contemporanea diffusa, se indagata con attenzione nelle sue grammatiche generative, può costituire un passaggio importante per riannodare quel filo di continuità con la migliore tradizione urbana che sembrerebbe ormai spezzato e per dare forma ad una nuova monumentalità in cui possa riconoscersi la civiltà dell’abitare contemporaneo.