Mito del bosco e forma della città

02 Pubblicazione su volume
Reale Luca

Nell’immaginario comune il bosco rimanda, fin dall’antichità, ad un luogo rasserenante e “protettivo“ e allo stesso tempo evoca un ambiente angoscioso e labirintico, a volte spaventoso, dove si può facilmente perdere la via, come nella selva oscura dantesca (il locus horridus di tradizione classica). Questa duplice e contraddittoria associazione mentale corrisponde, nella cultura urbana - potremmo dire “spazialmente“ - alla contrapposizione tra la regola e il razionale controllo dell’estensione della città (misurata e “civilizzata“ dall’architettura), e la violenza ingovernabile, e immensurabile, della natura selvaggia.
Nella città contemporanea, il tema della forma urbana è tornato correttamente in primo piano, non come tentativo, ormai fuori tempo e fuori luogo, di portare a sintesi con un’unica figura la struttura della città. La forma urbana è piuttosto lo strumento a cui il progetto urbano (che rappresenta in fondo una delle specificità del progetto di architettura della tradizione italiana) deve rispondere indipendentemente dal contesto e dalle scale di riferimento. Le recenti esperienze di forestazione urbana costituiscono un esempio coerente di come il progetto di paesaggio può diventare un sistema strutturante e connettivo nella dispersione insediativa della città contemporanea.

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