Micromachoism and gender violence. An investigation into subtle sexism in italian and spanish journalism
Il contributo consiste nella presentazione delle basi teoriche e dell’impianto metodologico di un progetto di ricerca sul micromachismo nel giornalismo italiano, volto a ricercare frame, costrutti narrativi ed espressioni linguistiche caratterizzati da forme sottili di sessismo, alla luce di quello che Glick e Fiske chiamano “sessismo benevolo” (1996) e Bonino Mendez “micromachismo” (1991).
L’obiettivo è indagare le distorsioni nella rappresentazione di uomini e donne nell’informazione per formulare buone pratiche di comunicazione, nell’ottica della prevenzione della violenza di genere. Alcuni studi, infatti, hanno rilevato una correlazione tra sessismo e violenza di genere, intesa come ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà (Art. 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne).
Tali ricerche hanno notato che l’assunzione di ruoli tradizionali di genere, sia per uomini che per donne, è associata a una più frequente giustificazione dell’aggressione fisica maschile, a una maggiore convinzione che l'episodio violento sia isolato e non serio, a più alte probabilità di incolpare la vittima o accettare la violenza nelle relazioni intime. Altre indagini hanno registrato una correlazione tra sessismo benevolo e atteggiamenti negativi nei confronti delle donne che fanno sesso prima del matrimonio o verso le vittime di violenza.
Così, il sessismo benevolo appare come un predittore di accettazione della violenza, correlato alla tendenza a minimizzare la gravità dell'atto.
Su queste basi, si intende riflettere sul modo e la misura in cui il giornalismo italiano ricorre a immagini benevolmente sessiste, per veicolare stereotipi funzionali a una facile lettura e comprensione di fatti relativi alla violenza di genere.
Pur nelle consapevolezza che le rappresentazioni mediali non coincidono con l’assimilazione di contenuti da parte dei pubblici e che la costruzione sociale di realtà operata dai media è rilevante se non si restringe all'equivalenza tra contenuti dei mezzi di comunicazione e sistemi di rappresentazione degli individui, nel contributo si intende riflettere sui concetti di sessismo benevolo e micromachismo, sulla loro operativizzazione e sul tipo di analisi utile per rilevare il ruolo che i media hanno nella diffusione di narrazioni sottilmente sessiste.