Georges Descombes progettare la naturalità
Nei comportamenti sociali ed individuali, nella divulgazione mediatica, nei discorsi sulla crisi della città e dell’habitat contemporaneo il ricorso alla natura, alla naturalità e la “verdolatria” sembrano essere una costante rassicurante quanto omologante.
Il ricorso all’ecologia da parte della pianificazione urbanistica e persino della progettazione architettonica sembra essere ormai la via per tentare la comprensione di fenomeni che una strumentazione tradizionale fatica a decifrare.
“Paesaggio” è una parola chiave, ma anch’essa contiene delle ambiguità interpretative: il facile slittamento da questo all’ambiente e il suo dissolvimento nei discorsi sulla sostenibilità finiscono per neutralizzarne la forza.
Ciò nonostante il lavoro dei paesaggisti, da decenni e con intensità crescente, ha introdotto alcuni temi che via via hanno assunto un carattere di centralità; innovando profondamente metodi e strategie d’azione, privilegiando principi quali l’adattabilità, la temporalità in alternativa a progetti definitivi e conclusi.
Così come si sono affermati nuovi paradigmi ecologici che hanno introdotto il principio del “non equilibrio” mettendo in discussione precedenti concezioni che considerano gli ecosistemi – allo stato di natura – in equilibrio e dallo sviluppo lineare e prevedibile.
E’ stato introdotto cioè il concetto di disordine, non più provocato dall’azione di disturbo di fattori esterni, ma appartenente alla natura interna dinamica ed evolutiva degli ecosistemi stessi.
l’approccio paesaggistico rivela una propria attitudine a lavorare su sistemi imperfetti ed incompiuti. Stimola la ricerca di nuovi statuti possibili tra naturale ed artificiale, da costruire sulla base di programmi che integrano qualità figurativa, contenuti sociali e funzionamenti ecologici. Promuove approcci reversibili ed evolutivi dal cui sviluppo abbiamo imparato a costruire paesaggi plurali caratterizzati dalla mescola di caratteri e morfologie diversi. Nell’immediato circondario di Ginevra la “Rivitalizzazione del fiume Aire” è stata l’occasione per Georges Descombes di sperimentare l’artificio della “naturazione” di un paesaggio.