Progetto urbano, progetto di paesaggio urbano
La forte accelerazione temporale in termini di modificazione del territorio provocata dall’evoluzione della società e gli esiti spaziali che questa ha prodotto, risultato piuttosto di stratificazioni e di accumulazioni che di nuove fondazioni e/o sostituzioni, ha generato una condizione difficilmente prevedibile le cui specificità oggi individuiamo nella coesistenza e ibridazione di “mondi differenti”. I processi di cambiamento hanno cooptato anche le città consolidate all’interno di una nuova forma di urbanità ibrida e totale che le trascende, mantenendone pressoché inalterato l’assetto morfologico ma rendendole parte di un sistema di scala ampia e modificandone profondamente il senso e il ruolo. L’espansione deregolata ha prodotto aree urbane vaste caratterizzate da una urbanizzazione diffusa e continua senza qualità le cui dimensioni sfuggono al controllo del progetto. La dimensione come spiega Koolhaas cambia radicalmente il senso dei fenomeni. Da qualche anno la popolazione inurbata è diventata la maggioranza degli abitanti nel mondo.
Chiarito che il planning e l’urban-design non hanno più il valore demiurgico e redentore caratteristico di un ottimismo dello sviluppo oramai lontano, che la spirale di crescita si è da tempo arrestata, è opinione condivisa che la pianificazione e la progettazione urbana debbano preoccuparsi della qualità dell’habitat urbano della città esistente. Una città cresciuta senza criteri e regole nella seconda metà del Novecento che ha bisogno soprattutto di cure, dai centri storici sempre più tutelati e proprio per questo scarsamente attrezzati a svolgere il “doppio ruolo” - locale e globale - al quale sono chiamati nello scenario internazionale, ai territori vasti della recente e diffusa urbanizzazione nei quali è evidente una domanda di qualità urbana.