La precarietà del lavoro in Italia
La tendenza alla crescita del lavoro precario, tanto dei giovani quanto degli adulti, è in costante aumento: si tratta di una tendenza comune a tutti i paesi europei ma, in Italia, il fenomeno evidenzia un lavoro “in frammentazione” a tutti gli effetti e, soprattutto, ben lontano dalla tanto decantata flessibilità di un mercato del lavoro vitale.
Certamente, il lavoro precario è sempre esistito ma non in egual peso e misura all’interno del processo di sviluppo industriale, anzi: proprio nel secolo scorso si era andata realizzando una progressiva stabilizzazione del lavoro nell’industria, che peraltro aveva trovato una sua codificazione nella legislazione sul lavoro e nelle relazioni industriali (Colella, 2009). L’esigenza di flessibilità da parte dell’impresa e del mercato del lavoro caratterizza una netta inversione di tendenza rispetto a quello che è stato definito il secolo del lavoro, cioè il Novecento (Accornero, 2000; Revelli, 2001). Difatti, attualmente, all’interno del mercato del lavoro esiste una parte contraente debole che è il lavoratore e una parte contraente forte che è l’azienda (Pugliese, 2005; Colonna, Pugliese 2008; Gallino 2001, 2007a, 2007b).