La forma senza sostanza. Ovidio e l’arte del dissenso per sottrazione e saturazione
Il contributo intende mettere in luce la particolarissima modalità di dissenso messa in opera da Ovidio nei confronti dell’ideologia imperiale del tempo, per come articolata e riflessa in un’opera poliedrica e multiforme. Un dissenso che, pur senza dismettere forme di più diretta opposizione (ma sempre rifratta in un gioco di specchi che fa dell’ambiguità e del rimando ricorsivo la propria cifra), si può ricondurre a una strategia, non sempre interamente premeditata, che eleva a caratteristica distintiva la sottrazione, ovvero l’assenza dove si richiede presenza e la distrazione (in senso etimologico) dove si esige impegno. Si tratta di un disegno – che qui interessa soprattutto come esemplificazione paradigmatica di una critica senza teoria, che si invera e produce effetti nel suo semplice operare in re – che relativizza di fatto ogni pretesa di assolutezza non già tramite un attacco frontale alle rivendicazioni del centro, bensì costruendo attorno a quest’ultimo una serie di centri alternativi (e dunque mai propriamente centri) che, in virtù del loro semplice affiancarsi al primo (e soltanto in virtù di ciò), lo ridimensionano a punto tra altri punti. Si tratta, come si vede, di quella che potrebbe definirsi anche una decostruzione per saturazione: non si nasconde qualcosa rimuovendolo da un posto troppo visibile, ma circondandolo di altri qualcosa molto simili al qualcosa originario, e tali non già per il loro essere in un certo modo (per la loro sostanza), ma per il posto che occupano in relazione ad altro (per la loro forma).