Hegel. La formazione, gli scritti giovanili, la Fenomenologia dello spirito
Si tratta del primo capitolo su Hegel di un manuale didattico per i licei. L’immagine convenzionale che è stata attribuita a Hegel è quella di un filosofo “difficile” e “oscuro”, impegnato ad articolare in un gigantesco sistema la totalità del pensiero e della realtà. Sebbene la formulazione di tale immagine non sia priva di motivazioni, è però vero che la ricerca di un tale sistema, lungi dal renderlo ingessato in un’immobilità lontana nel tempo, ha permesso a Hegel di dare forma a figure e snodi del mondo moderno che continuano a essere ricchi di insegnamenti e suggestioni anche per la nostra contemporaneità. Hegel definì la filosofia come «il proprio tempo appreso con il pensiero» – e con lui, per l’ultima volta nella storia della filosofia, assistiamo a un tentativo di comprendere concettualmente tutte le sfere dell’esistenza e delle attività umane, dalla logica alla natura, dalla storia del mondo all’arte e alla religione, dalla vita della società al diritto e alla politica. Secondo una interpretazione storiografica ormai superata, la formula hegeliana secondo cui «ciò che è reale è razionale, e ciò che è razionale è reale» non avrebbe fatto altro che tentare di giustificare l’esistente, e in particolare le politiche autoritarie dello Stato prussiano a cui Hegel apparteneva, ponendo in questo modo le
basi teoriche per la costruzione dei totalitarismi del Novecento. In realtà, quella formula riassume il tentativo di costruire un sistema concettuale che metta in luce la struttura “razionale” del mondo e della storia. Infatti, per Hegel, l’identità tra il “reale” e il “razionale”, lungi dal significare che la vita del mondo e il divenire storico sono imbrigliati dentro modelli astratti o schemi logici precostituiti, sta a indicare, al contrario, che il movimento della realtà e del sapere procede e si sviluppa passando attraverso conflitti dolorosi e opposizioni storiche, economiche e sociali molto concrete.