Dialettica del controllo. Limiti della sorveglianza e pratiche artistiche
Società del controllo o società allo sbando? Nessuna società e nessun individuo può vivere e prosperare se non riesce a integrare forme di controllo e di non-controllo. Oggi però assistiamo a una divaricazione crescente tra questi due poli, a tutti i livelli. E, insieme, a una loro paradossale coincidenza. Strumenti di controllo e autocontrollo sempre più invasivi si trasformano in fenomeni di perdita di controllo dilaganti, e viceversa. La riflessione, sempre più urgente, su questa oscillazione approda alla proposta di osservare le pratiche artistiche come laboratori esemplari per comprendere la complessa “dialettica del controllo” che attanaglia la nostra contemporaneità.
«Il sogno moderno di diventare “padroni della propria vita” si realizza solo in forme perverse: quanto più diventiamo padroni di noi stessi, tanto più siamo asserviti agli imperativi sociali. I vari dispositivi elettronici, per esempio, che controllano incessantemente le nostre funzioni vitali (salute, attività, sonno, cibo, sesso ecc.) sono sintomatici di forme di vita tutte misurate sulle prestazioni. Ma ciò non fa che alimentare ulteriori fenomeni di perdita di controllo: alienazione, crisi di panico, nuove e vecchie dipendenze».