Arturo Rocco: uno studioso, un metodo, un codice
Soprattutto presso le giovani generazioni Arturo Rocco viene ricordato per un metodo (il c.d. “tecnicismo giuridico”), per un’opera (l’oggetto del reato e della tutela giuridica penale) e per il contributo alla redazione del codice penale vigente (c.d. Rocco, ma in quanto ufficialmente attribuito al di lui fratello Alfredo, Ministro Guardasigilli allora in carica).
Assai meno noto è il percorso di ricerche e di studi attraverso cui lo stesso Rocco riuscì a conseguire tali importanti risultati.
Con il presente scritto, l’A. si propone di restituire un’immagine il più completa possibile di questo eminente giurista: dai primi lavori, nei quali già mostrava consapevolezza della crisi vissuta agli albori del ‘900 dalla scienza penalistica, interrogandosi sulle cause e sui possibili rimedi, alla progressiva costruzione di un sapiente edificio dogmatico, fino all’acme, segnato dalla pubblicazione de L’oggetto del reato, i cui risultati sarebbero stati poi largamente utilizzati nell’opera di codificazione.
Il tutto senza trascurare i difficili rapporti con il Positivismo di Enrico Ferri.
Vengono, infine, riportate le opinioni della dottrina, contemporanea e successiva a Rocco: sulla sua figura di studioso, sul metodo da lui propugnato, sul codice del quale - tra pregi e difetti - viene considerato il “vero padre”.