Osservando la marea
Il presente lavoro indulge nella metafora della marea per evo- care, nell’attualità postmoderna, gli ondivaghi moti del potere e del pensiero che cerca di comprenderlo, rispetto ai quali le categorie della giuspubblicistica classica sembrano spesso inadeguate e le con- cezioni statuali acquisite paiono perdere vigore a fronte di una realtà ordinamentale e assiologica intrecciata, non lineare e intrinsecamente dialogante (anche se, sempre più spesso, con accenti polemici). Di questo immane e sempre crescente grado di complessità, di questa marea in perenne movimento, Paolo Ridola si è posto come uno dei più attenti, originali e autorevoli interpreti. L’illustre studioso, nel suo rifiutare ogni formalismo asfitticamente dogmatico, ha sempre rivolto la sua attenzione al profilo assiologico e contenutistico dei fe- nomeni giuridici, elaborando un approccio comparativo che, come è stato giustamente sostenuto, trova una felice sintesi tra l’elemento diacronico e quello sincronico. Il fuoco del suo sguardo ha colto, come oggetto di elezione, l’idea dello Stato Costituzionale quale mo- dello archetipico delle moderne democrazie pluralistiche, intercettan- done la parabola crescente, in un quadro composto da intrecci sovra- nazionali e da un dialogo permanente tra attori sociali e giuridici; un processo incrementale che, per un lungo periodo, ha spinto sempre più avanti la marea montante dei diritti dei singoli e dell’integrazione tra i popoli. Tuttavia, quasi per legge di natura, ad ogni crescendo se- gue un riflusso: nuovi moti si affacciano alla vista, spinte opposte nelle relazioni tra Stato e strutture sovranazionali, tra legge e potere giudiziario, tra diverse culture giuridiche e assiologiche, tanto aperte al dialogo, prima, quanto alla chiusura, poco dopo. Pur dinnanzi ad una marea che sembra mutare la propria fase, nei rapporti tra diritti e poteri, integrazione e particolarismi, conservazione e mutamento, l’in- segnamento di Paolo Ridola rimane una guida preziosa.