Liberismo e pianificazione economica nella cultura costituente italiana

01 Pubblicazione su rivista
Cezzi NICOLA GIOVANNI
ISSN: 0557-1464

Nello studio della cultura costituente in tema di pianificazione economica, l’attenzione al periodo considerato (1943-1948), caratterizzato dalle contingen- ze di un’economia di guerra e dal recupero della libertà politica, pone il preliminare interrogativo di cogliere, dall’incrocio dei dibattiti, il significato del termine pianificazione di volta in volta impiegato: se si stesse parlando di interventi a sostegno della ricostruzione, di piani pluriennali, o di un principio di sistemazione delle storiche presenze statali nell’economia. Simile problema si pone nel comprendere quale idea di liberismo veniva proposta: liberismo ortodosso, neoliberismo, social-liberismo, liberal-socialismo, terze vie, sistema misto, etc. Possono anticiparsi le seguenti direttrici di sintesi. Dal lato social- comunista, all’esigenza di far mostra di moderazione, espressa prima di tutto con il riconoscimento della libertà politica quale prius rispetto all’ordine dei rapporti economici, avrebbe fatto seguito — a Costituzione approvata — una critica sempre più serrata alla declinazione borghese della filosofia planista. Dal lato liberal-liberista, gli afflati polemici verso finanche il ricorso al termine piano, una volta licenziato il testo costituzionale, sarebbero scomparsi e questa forma di organizzazione del potere sarebbe stata ammessa senza imbarazzi. In mezzo, la costanza e la solidità del programma della Democrazia cristiana.

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