Soggetti e forme della mobilitazione patriottica attraverso la cartografia negli anni della prima guerra mondiale

02 Pubblicazione su volume
Boria Edoardo

Negli anni della prima guerra mondiale la produzione cartografica in Italia fu particolarmente abbondante, grazie soprattutto alla frenetica attività di alcune piccole case editrici e di associazioni sorte per condurre attività a favore della causa interventista. La cartografia risultava un idoneo strumento di promozione del discorso nazional-patriottico in quanto sfruttava il fatto che quella guerra esaltava due caratteri dello Stato moderno ben espressi attraverso le carte: 1) lo Stato è un soggetto politico a base territoriale (e durante una guerra si combatte per acquisire o non perdere territori) 2) lo Stato si fonda sull’esistenza della nazione, che possiede un preciso radicamento geografico (il principio per il quale si combatte è la difesa della nazione). Il «Sacro suolo» fu dunque un simbolo della retorica di propaganda con la sua mistica della guerra e la carta geografica ne permetteva una diretta e ben comprensibile visualizzazione.
Anche se la carta geografica è per sua stessa natura rivestita di significati politici in quanto riflette una specifica visione del territorio prodotta da uno specifico assetto socio-politico, è solo in quegli anni che essa assunse per la prima volta una dimensione autenticamente pubblica prendendo parte a quel fenomeno di politicizzazione dei cittadini che è tuttora il principale tratto distintivo della vita politica delle società contemporanee.
L’articolo intende esplorare l’uso che si fece della cartografia come strumento di comunicazione politica nell’Italia della Grande Guerra. L’analisi delle sue logiche e delle sue implicazioni servirà a mettere in luce meccanismi della costruzione dell’identità nazionale in un ambito tematico finora poco indagato.

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