Ricerca e didattica. Interconnessioni e percorsi paralleli nel progetto tecnologico dell'ambiente costruito.
L’unità tra ricerca (produzione della conoscenza) e didattica (comunicazione della conoscenza), che evidenzia la natura olistica del processo e definisce la ricerca come matrice dell’insegnamento (research-based university)1, si afferma nel modello formativo ottocentesco, innovativo e dirompente, dell’Università di Berlino di von Humboldt (Berglar, 1970). In tale struttura il numero degli allievi, individuato sul principio del dialogo continuo docenti-studenti e sulla frequenza comune di laboratori, garantiva l’attuarsi di «processi di trasmissione di cono-scenze e di processi di condivisione di pratiche di ricerca» (Rossi et al., 2012). L’evoluzione del modello ha determinato, invece, l’affermarsi di modalità tra-smissive delle informazioni caratterizzate da un netto distacco tra ricerca e for-mazione.
Nuovi orientamenti recenti mirano a definire un interessante nesso tra teoria e pratica, non più limitata ad ambito di applicazione di elaborazioni teoriche, ma soggetto principale e trainante dello sviluppo teorico (Halliwell, 2008)2. Alla ricerca basata sull’indagine sperimentale delle scienze dure, si affiancano modellizzazioni diverse, esito della ricerca applicata: le scienze umane assumono il ruolo di riferimento per gli ambiti di sperimentazione che pongono al centro la strutturazione del sistema delle conoscenze, l’impossibilità di un approccio riduzionista e il sapere praticato. Avviene, in tal modo, una trasformazione nei concetti e nelle modalità operative della ricerca e della didattica: la critica al riduttivismo ha investito anche le scienze dure e la teoria della complessità ha permesso di costruire un’alleanza tra settori disciplinari molto distanti fra loro (Prigogine e Stengers, 1979).
Alla fine degli anni Novanta, Maldonado esprimeva la grande sfida del futuro nel superamento dell’attuale divario tra progetto e ricerca in una prospettiva di innovazione dell’approccio alla trasformazione in cui fosse centrale la pratica della contaminazione delle competenze, attraverso la capacità creativa di perce-pire connessioni e idee insolite e diverse (Maldonado, 1990).
La nuova sfida muove dall’ipotesi che sia possibile affiancare all’attività di ricerca speculativa una attività progettuale, come strumento di indagine per un cambiamento possibile dell’esistente, passando dalla fase analitico-esplorativa a quella costruttiva-intenzionale capace di prefigurare le trasformazioni: si pone, quindi, attenzione fondamentale nell’analizzare e mappare il cambiamento che le società post-industriali contemporanee stanno portando nelle professioni crea-tive, anche per immaginare quella che sarà la futura cassetta degli attrezzi.
In questo senso il progetto deve essere incluso nell’attività di ricerca diventandone il naturale momento di sintesi critica, capace di elaborare modelli fisici, visioni possibili, immagini reali dell’applicazione delle nuove tecnologie agli artefatti, agli edifici, agli assetti urbani.