“Il fattore “D” nell'università italiana: il caso delle economiste

02 Pubblicazione su volume
Corsi Marcella, Zacchia Giulia

Il concetto di diversità nella professione economica ha ricevuto nuovo impulso a seguito del recente dibattito pubblico sullo stato di salute della professione indotto dal fallimento, da parte di molti economisti, nell’intrepretare i segnali e nell’anticipare la recente crisi finanziaria. Il paper fornisce un contributo all'analisi del grado di diversità tra gli economisti accademici italiani. In particolare si evidenzia come l’identificazione di un concetto univoco di “qualità” della produzione scientifica proposto dai nuovi indirizzi di valutazione dei singoli ricercatori ai fini dell’avanzamento di carriera, basato principalmente su criteri bibliometrici, porti inevitabilmente ad una strategia di “omologazione” per la sopravvivenza in accademia. Il fenomeno di assimilazione dell’attività e delle tematiche di ricerca è ancora più evidente per le economiste che, a causa di una persistente segregazione verticale, hanno percorsi di carriera, nelle università italiane, più lenti e tortuosi rispetto ai colleghi uomini. Il paper inoltre, attraverso una indagine condotta con un questionario conoscitivo, propone un’analisi della discriminazione percepita dagli economisti italiani nel corso del proprio percorso professionale: le donne in media dichiarano di essere state oggetto di discriminazione circa tre volte più degli uomini e la principale causa di discriminazione è la propria identità sessuale. Essere donna è ancora un fattore di “D”iscriminazione per le economiste accademiche italiane.

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