Contro il logorio della vita (urbana) contemporanea
La città, secondo la nota definizione di Claude Lévi-Strauss, è il progetto umano per eccellenza. Nata per facilitare e migliorare la vita dell’uomo, rischia di convertirsi un dispositivo dissipativo e antropofago, eppure, come afferma Francesco Indovina, è la nicchia all’interno della quale l’evoluzione sarebbe stata non solo assicurata ma anche più dinamica. Oggi le nocività – disorganizzazione, insicurezza, degrado, traffico, rumore, stress – prevalgono (non solo nell’immaginario collettivo) nettamente sulle connotazioni positive, sui caratteri artistici e monumentali, sull’essere la città stessa una straordinaria concentrazione di energia, cultura, idee, pensiero e azione antropica.
Una città bella – se assumiamo il concetto di bellezza superandone i limiti puro-visibilistici – è prima di tutto un luogo dove si vive bene, sano, in grado di favorire stili di vita virtuosi che possano permettere al maggior numero di persone la piena realizzazione del proprio progetto biologico e di trascorrere la loro esistenza con pienezza e soddisfazione, a lungo e in buona salute.
Rendere di nuovo le città vivibili e attraenti significa mettere in atto strategie capaci di lavorare, dal micro al macro, sull’innalzamento della qualità urbana, sulla performatività dello spazio urbano, sulla sua capacità di educare gli abitanti e incoraggiare stili di vita sani e virtuosi, sulla possibilità di dare accesso a tutti alle straordinarie opportunità che essa può offrire. In questo quadro un progetto sensibile, attento e misurato può svolgere la propria parte.
Questo volume, esito di un’attività di ricerca centrata sulle politiche e sui progetti di riqualificazione e rigenerazione portati avanti nelle città europee che meglio hanno saputo interpretare e dare seguito al tema centrale del rapporto tra spazio vissuto e benessere, ha l’ambizione di proporsi come punto di riferimento imprescindibile su un argomento che sarà necessariamente al centro delle nostre riflessioni nel prossimo futuro.