Postfazione

02 Pubblicazione su volume
Di Clemente Annalisa

Il Financial Stability Board per identificare le istituzioni a rilevanza sistemica globale, le cosiddette G-SIFI, utilizza attualmente un approccio relativamente semplice basato su indicatori di bilancio delle società finanziarie.
E’ quindi legittimo chiedersi il perché le autorità di supervisione dovrebbero adottare un approccio più complesso e sicuramente più difficile da comprendere come, per esempio, quello basato sulla teoria del network.
La risposta risiede nei limiti del modello regolamentare basato sugli indicatori contabili. Per prima cosa, il modello regolamentare non riesce a catturare proprio le caratteristiche distintive del rischio sistemico quali: l’effetto contagio e l’effetto di spillover (ossia di diffusione dei rischi), le esternalità negative e la interconnettività. In particolare, gli indicatori di interconnessione adottati dalle autorità regolamentari fanno riferimento a valori contabili delle attività e delle passività di ciascuna istituzione all’interno del sistema finanziario (o valori contabili intra-system) che tuttavia non possono direttamente riflettere il contagio e l’effetto di spillover attraverso tutte le istituzioni del sistema. Seconda cosa, la scelta degli indicatori, raccolti nelle cinque categorie regolamentari, così come i pesi assegnati a ciascuna categoria (tutti uguali al 20%) sono fortemente dipendenti dalla soggettività e dall’esperienza delle autorità regolamentari. Terzo aspetto, i dati relativi agli indicatori essendo dati annuali di bilancio possono offrire solo un’informazione ex post, ossia che guarda al passato (backward looking). Quarto elemento, gli indicatori di preallarme usati dalle autorità di regolamentazione possono fallire se le istituzioni nel frattempo modificano il loro comportamento in risposta alle strette regolamentari, per es. sviluppando nuovi prodotti o tecniche finanziarie proprio per eludere le norme sul capitale sempre più stringenti.
L’ultima crisi finanziaria globale ha messo in luce proprio l’insufficienza dei soli strumenti di natura microprudenziale per governare l’instabilità finanziaria; questi infatti si focalizzano sui rischi che colpiscono le singole istituzioni analizzate isolatamente e non in una prospettiva sistemica.
La regolamentazione finanziaria odierna deve necessariamente prevedere anche interventi di natura macroprudenziale che prendano in considerazione il fenomeno della diffusione dei rischi all’interno del sistema finanziario attraverso i canali di propagazione dei rischi che, in primis, sono rappresentati proprio dai forti legami o link (in entrata ed in uscita) esistenti fra le diverse istituzioni (banche, imprese d’investimento e società assicurative) appartenenti al sistema finanziario complessivo.
Coerentemente con questo approccio macroprudenziale, i metodi basati sui dati di mercato e sulla teoria dei network presentano i seguenti vantaggi: i) sono modelli ex ante o forward looking poiché le variazioni dei prezzi azionari (ossia i rendimenti di mercato) delle istituzioni finanziarie riflettono le aspettative del mercato sulla performance futura delle società; ii) sono più tempestivi poiché possono mostrare le caratteristiche che variano nel tempo del rischio sistemico delle istituzioni e possono individuare i potenziali eventi sistemici così come il maggiore contributo al rischio delle istituzioni; iii) i dati di mercato negoziabili pubblicamente (sulle borse valori) sono più facili da raccogliere rispetto ai dati proprietari delle istituzioni finanziarie che possono essere ottenuti solo dalle autorità di supervisione.

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