Dalla tecnica al restauro
L’età di Viollet-le-Duc si costituisce come uno spartiacque tra un’evoluzione millenaria in cui la tecnica ha proceduto su base empirica – radicandosi sull’osservazione della natura, correlandosi alla disponibilità dei materiali locali, basandosi sulla meccanica elementare e sulla perizia geometrico-proporzionale come unica sapienza – e un’evoluzione nuova, dominata dal progresso scientifico e dall’industria, e pertanto caratterizzata da un’accelerazione tecnologica preponderante. Cosicché, l’architetto/restauratore Viollet-le-Duc guarda alla dimensione tecnica dell’architettura del passato cercando nuove strade per il progetto, nel momento in cui sembra aprirsi all’orizzonte un’inesorabile dicotomia fra arte e tecnica. Il messaggio didattico della storia è di conseguenza finalizzato all’azione. Oggi, dopo più di un secolo e mezzo, e in una condizione radicalmente diversa, per la razionalizzazione dei processi produttivi e per un mutato assetto economico, lo sguardo retrospettivo alla concezione costruttiva degli edifici trova ormai deboli o isolate connessioni con il progetto del nuovo. Ma la sua imprescindibilità è richiamata dall’attenzione al patrimonio architettonico. Conoscenza, conservazione e restauro sollecitano non solo ricognizioni analitico-descrittive e accertamenti riguardo a componenti e sistemi tecnologici, ma l’apertura di linee di ricerca, capaci, soprattutto, di individuare problemi, di porre cioè pregnanti interrogativi riguardo al costruito storico. Molteplici, dunque, sono gli obiettivi possibili, come pure gli indirizzi metodologici del lavoro da svolgere; così come varia è la caratterizzazione disciplinare (o pluridisciplinare) delle indagini.