La chiesa di San Callisto a Roma. Storia e restauri

02 Pubblicazione su volume
DAL MAS, Roberta Maria

Nell’ambito dello sviluppo edilizio e urbanistico promosso a Roma dagli Ordini religiosi durante il pontificato di Paolo V (1605-21), si colloca la realizzazione del complesso di San Callisto, con la chiesa prospiciente sull’omonima piazza (oggi circondata dall’edificio delle Sacre Congregazioni Apostoliche) e l’adiacente palazzo su piazza Santa Maria in Trastevere.
La ricostruzione fino allo stato attuale delle fasi di trasformazione e dei restauri della chiesa (1610-13) e del palazzo (1608-10) di San Callisto, funzionalmente e strutturalmente connessi nello spazio urbano, consente di affrontare, sulla base di un’approfondita ricerca storica e d’archivio e di un’aggiornata campagna di rilevamento, le questioni ancora irrisolte sull’argomento; non tralasciando di definire l’apporto degli artisti intervenuti nella fabbrica nei differenti periodi storici, in rapporto al contesto culturale di riferimento e al modificarsi del tessuto edilizio in questa parte di Roma.
Il contributo affonterà inizialmente le problematiche legate alla controversa attribuzione a Orazio Torriani dello schema planimetrico della chiesa di San Callisto. Nel panorama romano della fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento questo impianto, ad aula unica con due cappelle ai lati che determinano un’assialità trasversa contrapposta all’espansione in lunghezza verso il presbiterio, costituisce un esempio di contaminazione tra la pianta longitudinale e quella centrale. Una scelta progettuale che non annulla la focalizzazione prospettica verso il coro e che soddisfa le esigenze liturgiche con una configurazione flessibile dello spazio interno. Questa soluzione, che ridefinisce la cinquecentesca chiesa congregazionale e che prospetta nuove articolazioni della navata nell’intersezione dell’asse verso l’area presbiteriale e la direttrice trasversale degli ambiente laterali minori (con una gerarchia più o meno accentuata), si ritrova nella chiesa di San Francesco di Paola (1637/38-1650; 1723-28), opera erroneamente ritenuta di Torriani; ma anche in Santa Teresa degli Scalzi a Caprarola di Girolamo Rainaldi (cominciata nel 1621), in Santa Brigida degli Svedesi (1627; 1637-41) e in San Salvatore in Campo di Francesco Peparelli (1639) e in Santa Maria in Publicolis di Giovanni Antonio De Rossi (1642-43).
Secondariamente saranno ripercorse le fasi di costruzione del palazzo di San Callisto, dalle fonti riferibile a Torriani con maggiore sicurezza, ad opera dei Benedettini di San Paolo nel ridisegno urbanistico di Trastevere, con il tracciamento delle due strade di collegamento tra Santa Maria in Trastevere e le chiese di San Francesco a Ripa e di San Cosimato e con la successiva riprogettazione di piazza San Callisto per l’edificazione del palazzo delle Sacre Congregazioni Apostoliche, su progetto di Giuseppe Momo (1927-36).
Come terzo aspetto, sarà approfondito lo studio e la valutazione critica degli interventi di restauro eseguiti nella chiesa durante il pontificato di Pio XI (1922-39), sotto la direzione sempre di Giuseppe Momo (1934-38), in relazione alla sua attività progettuale in rapporto con le preesistenze a Roma e nella Città del Vaticano (la scala dei musei Vaticani (1929-32); le opere nel Tribunale (1928-31) e in Sant’Anna dei Palafrenieri (1929-31); la chiesa del Pellegrino (1932); la residenza di Castelgandolfo (1931-33); la ricostruzione del palazzo dei Convertendi con Marcello Piacentini e Attilio Spaccarelli (1937); i palazzi della Cancelleria (1937-40) e Cesi (1939-48)) e la già citata sede delle Sacre Congregazioni Apostoliche. Ciò con l’obiettivo di inquadrare la figura di Momo nell’ambiente romano del primo Novecento, con richiamo al coevo pensiero sul restauro e alla nascita dello Stato della Chiesa dopo il Concordato del 1929, in cui egli assume il ruolo di interprete tecnico e il cui eclettismo ‘rivisitato’ del linguaggio architettonico, lo pone fuori dalle dispute accademiche dei contem

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