Varianti costruttive nell'architettura voltata medievale del Lazio meridionale: il caso di Ninfa
I resti della città di Ninfa rappresentano un testo architettonico e archeologico di assoluta originalità, autenticità e rilevanza scientifica. Raccontano una storia edilizia relativamente breve, ma mostrano tracce di tecniche costruttive assai diverse fra loro, applicate, con ogni probabilità, in cantieri quasi contemporanei o, comunque, non molto distanti temporalmente.
La città possedeva, in origine, un discreto numero di volte dai cui avanzi possono ricostruirsi gli apparecchi murari impiegati, i materiali costitutivi, ma anche i diversi modi di trattare i rinfianchi (con voltine di alleggerimento, a semicalotta o fusiformi, o impiegando vasi di terracotta). Si possono ottenere informazioni anche sulle strutture di appoggio utilizzate per costruirle, dalle centine lignee tradizionali a sistemi più elementari costituiti da ramaglie e tavolette di legno accatastate.
L’impiego, in alcune costruzioni, delle volte estradossate, infine, è un tema importante per comprendere le influenze culturali giunte a Ninfa dal meridione d’Italia e da Roma, cui si deve la varietà dei modi costruttivi rilevati, che hanno convissuto durante la storia della città rendendola un crogiolo di cultura tecnico-costruttiva e strutturale ricca di varianti.