Le cripte nelle chiese cristiane. Questioni di fede e di architettura

04 Pubblicazione in atti di convegno
Mannino Natalina

La definizione di cripta ci riconduce comunemente all’architettura cristiana per la quale sta a indicare un ambiente o un insieme variamente articolato di ambienti, posto al di sotto dell’area presbiteriale di un edificio sacro, in cui vengono custodite e venerate spoglie o reliquie di martiri e santi. Ma il termine, inteso in senso più strettamente etimologico, era già in uso nell’Antichità greca e romana per designare ambienti e passaggi ipogei naturali o artificiali annessi ad edifici residenziali, da spettacolo e sacri. Sebbene solo dalla fine del VI secolo d.C. la parola acquisisca significato specificamente architettonico legato al culto di resti o luoghi santi, il presente saggio traccia un excursus storico-religioso e architettonico che, in un mondo in via di cristianizzazione, individua precedenti ispiratori per la formazione delle cripte già a partire dall’età tardoantica (sepolture martiriali extraurbane; chiese-martyria con vani ipogei; ambienti edificati a fini commemorativi per la custodia di luoghi venerati ecc.). Secoli dopo, il rinnovato fervore per il culto delle reliquie in età altomedievale produrrà un’istanza religiosa capace di produrre, nell’architettura cristiana, innovazioni radicali sotto diversi aspetti, aprendo a nuove esperienze compositive, figurative, statico-costruttive, spaziali. A fronte d’una varietà d’impianti planimetrici pressoché illimitata, generati in special modo proprio in età altomedievale e la cui definizione architettonica è soprattutto connessa al mutare delle esigenze liturgico-funzionali e alle consuetudini costruttive locali, il saggio, con la consapevolezza di operare una necessaria semplificazione di natura classificatoria, si sofferma poi su alcune tipologie di cripte riconosciute tra le più diffuse dalla storiografia moderna (c. ‘semianulari’, c.‘a galleria’, c. ‘ad oratorio’) accennando anche alle principali variazioni impresse ai tipi enunciati. Lo studio esamina altresì altri raggruppamenti morfologici di cripte caratterizzati tanto sul piano planimetrico quanto sull’articolazione spaziale (c. a deambulatorio e cappelle radiali; c. a impianto scalare o ad «apse échelon»; c. a transetto o Querschiffkrypten; c. esterne o Aussenkrypten; c. complesse a più livelli), fornendo di volta in volta una lettura architettonica aggiornata e integrata da imprescindibili considerazioni storico-religiose. Oltre ad essere corredata da illustrazioni, la trattazione è costantemente accompagnata dall’indicazione di un copioso numero di esempi individuati in ambito europeo, nordafricano e mediorientale volti a costituire concreti riferimenti per i temi esposti.

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