Coloriture architettoniche. Questioni aperte

04 Pubblicazione in atti di convegno
Turco Maria Grazia

VIl contributo intende richiamare l’attenzione sulla questione delle coloriture dell’edilizia storica. Attraverso l’illustrazione di alcuni significativi esempi si vogliono stimolare alcune riflessioni in proposito, per riportare l’attenzione sulle problematiche legate alle cromie urbane; questione questa spesso legata a ‘malintese’ valorizzazioni ormai condizionate da un dilagante livellamento culturale e operativo.
Alcune recenti proposte, infatti, che hanno suscitato insoddisfazione fra gli addetti ai lavori, hanno riportato l’interesse verso tale tema, peraltro, già ampiamente discusso e indagato a partire dagli anni Settanta del Novecento. Si tratta per lo più di interventi che, seppur eseguiti su singoli episodi architettonici, alterano inevitabilmente, con la loro presenza, quel rapporto cromatico che viene a instaurarsi, nel tempo, fra edificio e contesto, introducendo elementi di “dissonanza” che ben presto diventano esempi da emulare. Si tratta di ripetuti e arbitrari rinnovamenti, spesso impostati su indicazioni manualistiche e lontani dall’ambito disciplinare della conservazione e del restauro, che tendono a rimuovere le “rughe” del tempo, che mirano a rimettere completamente ‘a nuovo’ il costruito, cancellando ogni traccia del passato. A ciò si possono associare anche i molti ‘restauri’ sostenuti solo dalla pedissequa riproposizione di presunte cromie originarie, o parimenti quelle coloriture che sembrano ignorare il lessico degli ordini architettonici.
Esperienze complesse queste che dovrebbero essere sostenute da un preventivo riconoscimento dei valori che definiscono l’opera (storico, estetico, materico, ambientale etc.); valori individuabili solo attraverso un processo metodologico e conoscitivo – basato sull’approfondimento delle successioni stratigrafiche, delle trasformazioni urbane e di indagini dirette e indirette – in grado d’indirizzare e guidare l’intervento cromatico nelle sue fondamentali articolazioni. Valori a volte del tutto ignorati in nome di una ‘vagheggiata’ valorizzazione guidata esclusivamente da esigenze economiche e materiche.
In sostanza, il mancato riconoscimento di tali peculiarità mette in atto un atteggiamento lesivo nei confronti dell’architettura; in questi casi non si può più parlare di ottimizzazione di valori, ma solo di produzione di dis-valori che portano, inevitabilmente, verso la mortificazione estetica, storica e materica dell’architettura delle nostre città.

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