Sottotraccia. Note per una genealogia degli studi urbani critici
Che cos’è una città? Questa la domanda che Lewis Mumford si poneva nel 1937 di fronte a una platea di urban planners (LeGates e Stout 2011: 91- 95) e che, a più di ottant’anni di distanza, continua a impegnare studiose e studiosi di tutto il mondo, rimanendo perlopiù insoluta.
Tuttavia, molto è mutato dall’epoca di Mumford, sia dal punto di vista sociale, economico e politico, sia dal punto di vista della
produzione del sapere.
Per quanto riguarda lo studio della città, uno dei cambiamenti più rilevanti è rappresentato dall’emergere di un settore disciplinare eterogeneo e ibrido, denominato studi urbani. Sebbene la nascita di questo campo di studi non abbia ancora portato a una risposta
convincente rispetto alla domanda che poneva Mumford – e sommessamente ci auguriamo che non si arrivi mai a pensare di poterle dare una risposta definitiva –, è indubbio che questa nuova letteratura abbia condotto a una constatazione, particolarmente
necessaria quando si affronta la sfida di interpretare l’urbano: rappresentare le citta è un’operazione complessa, perché queste
sfuggono costantemente alle nostre analisi. Di questa complessità e delle sfide che pone, questo numero vuole dare conto.