Ajgi: poeta silenzioso, messaggero bilingue: Identità e presenza (critica) di una voce ciuvascia, russa, transnazionale

01 Pubblicazione su rivista
Belozorovich Anna
ISSN: 1123-4075

Ajgi, nato nel 1934 in Ciuvascia, viene riconosciuto all'estero molto prima che in URSS mentre, della sua produzione poetica, la più tradotta e la più nota è quella appartenente al 'secondo' periodo, ovvero quello russo. Proprio quei testi – nello stile, nelle immagini - vengono spesso interpretati alla luce dell'appartenenza etnica e culturale e della biografia personale di Agi. E se le letture internazionali spesso valorizzano il 'richiamo ciuvascio' presente nei versi, dalla sponda russa alcune voci si rifanno alla stessa interpretazione per metterne in evidenza il difficile rapporto con una lingua non nativa, fino all'accusa di 'esotismo strategico'. Da una parte, nella poetica di Ajgi, prolifico traduttore, risuonano il rapporto con la poesia francese, l'amore per le avanguardie, non ultimo il bilinguismo, che si traduce in un discorso che può essere riconosciuto come 'transnazionale' nella sua stessa forma, nel rapporto con la parola che comunica. Dall'altra, Ajgi si identifica con le proprie origini e vede, nel ruolo acquisito, un riconoscimento al popolo che sente di rappresentare, lasciando intravvedere una tensione tra il piano della ricerca creativa e quello della presenza politica. È attorno a queste triangolazioni che prende forma una riflessione che, lungi dal prendere posizioni, vuole far emergere gli elementi che mettono in dialogo un poeta bilingue nato in ambito sovietico-multinazionale con gli strumenti di analisi degli studi postcoloniali.

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