Prefazione - Il buco nel cielo di carta. Samuel Beckett e il monodramma
Nel saggio si esaminano le innovazioni nell'ambito della produzione teatrale tra fine Ottocento e inizi Novecento, soprattutto inglesi, maturate nell'ambito della ricerca di adeguamento delle forme artistiche alla realtà del Moderno. In particolare si esamina la produzione beckettiana, e la sperimentazione della forma monodrammatica nella fase avanzata della carriera dello scrittore. Anche la produzione drammatica di questo tipo trova tuttavia coerente collocazione nella sua oeuvre, riprendendo in modo diverso tanto le istanze espressive maturate nelle sperimentazioni narrative (da Dream, a Murphy, a Watt e allo sviluppo sempre più accentuato della Trilogia), quanto quelle del teatro in senso stretto. Anche in Waiting for Godot, infatti, nato come divertissement nel periodo (il secondo dopoguerra) di immersione totale nella scrittura romanzesca, sono preannunciate le linee di impoverimento e semplificazione che portano ai monodrammi. La stessa struttura binaria di atti e personaggi, tipica del play, altro non è – si argumenta - che una affermazione indiretta dell'uno, esplorato a pieno nel monodramma, dove il personaggio è solo, in radicale negazione della tradizione del teatro: indistinzione di genere, assenza di dialogo, assenza di azione, assenza – a volte – dello stesso personaggio. Non sorprende che questo teatro, che cerca anche la sua metamorfosi attraverso i media, trovi congeniale in modo particolare il mezzo radiofonico.