Rain(e)scape. La misura dell'architettura nel paesaggio delle acque
Il progetto si articola per scritture sovrapposte, ciascuna delle quali dà origine e regola le altre.
Il progetto si articola per scritture sovrapposte, ciascuna delle quali dà origine e regola le altre.
Di fronte a una crisi che non accenna a passare mi sono chiesto più volte quale possa essere il senso da dare a questo nostro mestiere in una società che, trascurando le situazioni che rivestono il ruolo di eccezionalità, sembra poter serenamente fare a meno di noi.
Il rapporto natura/architettura chiama in causa la più generale e inclusiva relazione tra natura e cultura all’interno della
quale s’inscrive. Un’endiadi, quest’ultima, che nel sentire comune rimanda a un’ipotetica simulazione di opposti, a un codice che da tempo si utilizza solo per convenzione. Limitando il campo al tema specifico è bene esplicitare il senso che i due
termini dei quali ci occupiamo assumono oggi nelle loro reciproche interazioni. Dall’origine del pensiero e nella storia della
La stagione architettonica che si apre in Spagna all’inizio degli anni ottanta ha dato luogo a un periodo di straordinaria vitalità e vigore nel quale i principi, travasati dall’architettura moderna, hanno ampliato il loro campo di applicazione. Le opere realizzate in questa decade hanno la caratteristica di stabilire un fruttuoso dialogo tra modernità e passato lontano dal formalismo post modernista, espresso attraverso una sensibile attenzione alla lettura del contesto rispetto al quale si misurano le nuove spazialità date dalle necessità delle istituzioni nascenti.
Nell'ambito del Laboratorio di Progettazione del primo anno gli studenti, prendendo spunto dalla riflessione di Richard Sennet sui caratteri di una idea di città aperta e democratica, sono coinvolti in un lavoro di riappropriazione e ri-significazione dello spazio condiviso a partire dalla progettazione di una piccola area residuale nel quartiere San Lorenzo a Roma.
Il numero della rivista apre a un ampio dibattito sui temi dell’abitare e della densificazione urbana, prefigurando scenari di sviluppo alternativi alla tendenza in atto. Una tendenza che, riducendo gli individui a meri utenti di un’offerta abitativa standardizzata rispondente a logiche di mercato, produce città sempre più congestionate, da ripensare a partire dalla densità intesa come parametro qualitativo più che quantitativo.
Il quartiere moderno Frugès, a Pessac, presso Bordeaux, è il primo e unico complesso di edifici per abitazioni realizzato da Le Corbusier, prima dell’avvio delle ricerche sui grossi blocchi abitativi e le Unità di abitazione. Secondo l’intenzione del suo patrocinatore, l’industriale Henri Frugès, il quartiere doveva essere un laboratorio dove il progettista avrebbe potuto verificare le proprie teorie urbanistiche, e nello stesso tempo essere l’occasione per organizzare il cantiere e quindi la costruzione secondo criteri di standardizzazione, industrializzazione, taylorizzazione.
La città non è fatta soltanto dagli edifici, dalle strade e dalle infrastrutture, dai servizi e dalle attrezzature, ma anche dalle persone che ci vivono e quindi dai modi di vivere, dalle relazioni sociali e interpersonali che si instaurano, dagli affetti e dalle emozioni, dagli immaginari e dalle storie di vita e così via.
La città non è fatta solo delle case, delle infrastrutture e dei servizi, ma anche delle persone che ci vivono e di tutto quel mondo di relazioni, legami e affetti che plasmano e rendono vivibile il nostro stare insieme e il luogo in cui abitiamo. Bisogna lavorare per ricongiungere la “città di pietra” e la “città degli uomini”. Oltre a una città efficiente dobbiamo pensare a una città accogliente. Per questo è fondamentale assumere il punto di vista dell’abitare e della vita quotidiana. E, in particolare, essere vicini agli “ultimi”, guardare a come vivono.
Ripensare oggi la città cercando di guardarla con gli occhi di Giorgio La Pira, significa prima di tutto assumere un punto di vista che privilegia la dimensione dell’abitare e della vita quotidiana. La città non è fatta solo di case e di strade, di edifici ed infrastrutture, ma anche e soprattutto delle persone che ci vivono, delle relazioni sociali, della dimensione collettiva e delle forme di comunità che si costituiscono, della polis e della civitas, della cultura e dei valori che danno senso ai luoghi e al vivere insieme.
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