Metastasio

«Riveritissima mia signora donna Eleonora». Metastasio critico letterario nel carteggio con Eleonora de Fonseca Pimentel

Il carteggio tra Metastasio e Eleonora Fonseca Pimentel stabilisce un dialogo a distanza di contenuto poetico tra l'anziano poeta chiuso nella Vienna imperiale e la giovane poetessa che sarebbe stata giustiziata qualche anno dopo vittima della repressione della Repubblica napoletana del 1799.
La poesia diventa il punto di incontro di due mondi profondamente distanzi che si incontrano sull'importanza che l'età contemporanea riconosceva alla comunicazione in versi

Pietro Metastasio

Metastasio crea, nel Settecento, un linguaggio in grado di esprimere le diverse sfumature della passione e del sentimento e promuove in tutta Europa una lingua del cuore universale, amplificata dalla musica, che affascina intere generazioni di letterati, filosofi, poeti, spettatori, lettrici e lettori, fino ai nostri giorni.

Apporti vocali e strumentali al declino di Didone

Il saggio discute la struttura drammaturgica della Didone abbandonata di Metastasio (1724) e analizza alcune realizzazioni operistiche soprattutto riguardo all'epilogo dell'opera, che termina col finale tragico, per evidenzare il ruolo della vocalità e dello strumentale. Si discutono anche alcune modifiche sostanziali al carattere drammatico della protagonista, perpetuate soprattutto nella fase terminale della diffusione dell'epoca.

«Belle e savie»: virtù e tragedia nel primo Settecento

Il libro individua nelle iniziative di riforma di Gianvincenzo Gravina e Ludovico Antonio Muratori lo snodo da cui il dialogo tra virtù e tragedia è ripristinato in modo sistematico nel Settecento all'insegna di una rigenerazione etica del teatro e della società. Il legame tra virtù e tragedia è analizzato attraverso differenti tipologia di testi, prendendo in esame autori come Gravina, Muratori, Annibale Marchese, Metastasio, Apostolo Zeno, Goldoni e Alfonso Varano.

Note sul lessico critico di Metastasio. Passione/ragione

Metastasio inventa un linguaggio della passione che avrà grandissima fortuna nei secoli XVIII e XIX. L'articolo considera il lessico critico di Metastasio con particolare riferimento ai lemmi passione e ragione. Le diverse occorrenze presenti soprattutto nell'epistolario e nei testi teorici come l'Estratto dell'Arte poetica di Aristotele e il commento all'Arte poetica di Orazio permettono di ricostruire il senso che Metastasio attribuisce a tali parole, dotate nei diversi contesti semantici di un dinamismo interno che riflette l'elaborazione teorica della poetica metastasiana,

La pantomima del grande castrato e le sue risultanze coreutiche. L’Ezio di Marchesi e Lefèvre

Non è frequente che i coreografi settecenteschi scrivano di melodramma e si pronunzino sui cantanti, o vice- versa. La formazione professionale e la concezione del teatro da parte di ballerini e coreografi ci appare distinta e autonoma rispetto a quella dei grandi virtuosi del dramma per musica. La reciproca influenza, che vi fu, pare quindi circoscriversi in Italia alla condivisione dei soggetti fra i due generi di spettacolo e alla contiguità temporale di atti d’opera ed entr’acte di danza.

La recita del Temistocle di Michele Giuseppe Morei: tra Zeno e Metastasio

Il contributo esamina la recita del Temistocle di Michele Giuseppe Morei presso il Seminario Romano nel gennaio del 1728, inquadrando la rappresentazione e la successiva pubblicazione dell'opera nella fase di passaggio dal custodiato arcadico di Crescimbeni a quello di Francesco Maria Lorenzini e nel più generale contesto delle attività teatrali a Roma nel primo Settecento.

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