Generazione dell'Ottanta
Viene discusso il concetto di "generazione" applicato all'arte collegandosi alla recente bibliografia sull'arogmento, e trovando elementi comuni e distintivi nei compositori italiani del primo Novecento
Viene discusso il concetto di "generazione" applicato all'arte collegandosi alla recente bibliografia sull'arogmento, e trovando elementi comuni e distintivi nei compositori italiani del primo Novecento
Non è frequente che i coreografi settecenteschi scrivano di melodramma e si pronunzino sui cantanti, o vice- versa. La formazione professionale e la concezione del teatro da parte di ballerini e coreografi ci appare distinta e autonoma rispetto a quella dei grandi virtuosi del dramma per musica. La reciproca influenza, che vi fu, pare quindi circoscriversi in Italia alla condivisione dei soggetti fra i due generi di spettacolo e alla contiguità temporale di atti d’opera ed entr’acte di danza.
Il saggio commenta la condizione attuale negli studi sull'opera italiana del Settecento. Si effettuano comparazioni con i metodi della storiografia maggiore (Braudel, Koselleck) e della storia delle mentalità. Si individuano alcune linee di ricerca e si discutono le problematiche delle edizioni critiche in ambito operistico-settecentesco
Negli ultimi anni si è spesso parlato di “dirittto alla città” riportando in primo piano il famoso omonimo libro di Henri Lefebvre e le sue tesi incentrate sul carattere politico dello spazio. Come ha notato il sociologo Guido Borrelli, più che di un vero dibattito sul pensiero del filosofo francese si è trattato dell’utilizzo del concetto di “diritto alla città” in forma di slogan per affermare principi e problematiche anche molto diverse tra loro.
Introduction to the volume and the articles with a discussion of the concept of popular culture and the research perspective on the Ancient Near East
This book is an enthusiastic celebration of the ways in which popular culture has consumed aspects of the ancient Near East to construct new realities. The editors have brought together an impressive line-up of scholars-archaeologists, philologists, historians, and art historians-to reflect on how objects, ideas, and interpretations of the ancient Near East have been remembered, constructed, reimagined, mythologized, or indeed forgotten within our shared cultural memories.
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