I diagrammi spaziali su Michelangelo
Nel 1964 la cultura italiana fu mobilitata per celebrare il centenario della nascita di Michelangelo Buonarroti. Bruno Zevi preparò l’evento con una sperimentazione iniziata nel 1962 con gli studenti dello IUAV. Contagiato dalla cultura anglosassone e americana, Zevi, allo stesso modo di Colin Rowe, usava il diagramma come strumento conoscitivo che prescinde dalla matericità dell’architettura e mette in rilievo le caratteristiche formali e le potenzialità metamorfiche dello spazio. Veri e propri diagrammi spaziali – tecnicamente realizzati con aste di ferro di diverso spessore che permettono di creare zone rigide e zone flessibili – i plastici zeviani su Michelangelo ricordano quelli esposti nel 1921 a Mosca dal collettivo Obmokhu, dove lo spazio è la cavità tremula contenuta all’interno di strutture fluttuanti.