Strategia paesaggio

02 Pubblicazione su volume
Celestini Gianni

La città dunque lascia vuoti e l’habitat si compone di materiali e flussi eterogenei sempre più privi di relazioni e di scambi riconoscibili. Edilizia, infrastrutture, tracce di un’urbanizzazione aliena la cui brutale semplificazione - case, asfalto, terra - lasciano emergere la presenza di uno strato preesistente che ci appare devitalizzato, afono e silente.
In questi contesti si dissolve qualunque tipo di relazione tra lo spazio aperto, pubblico o privato che sia e l’edificato. La sua qualità ed i suoi caratteri non dipendono più dalla qualità dell’abitato e dalla sua forma urbana, ma dal controllo degli accessi e dalla natura della rete sociale che vi insiste. Ogni parte od elemento appare isolato e risulta difficile se non anacronistico qualsiasi discorso sulla forma. Quello che continuiamo a chiamare città è una entità nuova di fronte alla quale è necessario abbandonare principi di giudizio sia etico che estetico per sviluppare un nuovo approccio.
La discontinuità spinge verso ciò che c’è “tra”, invita ad esplorare le risorse della situazione, abbandonando l’accentuazione negativa con la quale vengono identificati i territori marginali della città per trarre vantaggi dalle circostanze.Il paesaggio assume il ruolo di componente strutturale, o meglio infrastrutturale ambientale e sociale del tessuto urbano sancendo il superamento di concezioni che circoscrivono il riferimento al paradigma ecologico solo ai sistemi naturali nella città, in favore di azioni dove le componenti naturali degli spazi aperti assumono un ruolo di connessione in quei nuovi ambiti divenuti temi privilegiati del progetto quali i paesaggi infrastrutturali, le fasce periurbane e di margine, le aree residuali abbandonate o in abbandono, luoghi degradati o sfruttati dal punto di vista ambientale.
Dimensioni e caratteri diversi che occorre considerare insieme, anzi simultaneamente, preoccupandosi di favorirne l’intreccio, l’integrazione, la superposizione.

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