Se in passato era opinione condivisa che l'unico tratto distintivo dei soggetti plusdotati (o gifted) fosse un elevato quoziente intellettivo, al momento prevale una visione della plusdotazione di tipo multicomponenziale per cui è possibile riconoscere una serie di tratti comuni quali ampia gamma di interessi, intensa curiosità e sete di conoscenza, spiccate capacità comunicative, intuito, competenze logiche avanzate, immaginazione e creatività, profonda sensibilità ed empatia. In realtà, la plusdotazione, privata di un ambiente capace di riconoscerla e sostenerla, è destinata a non svilupparsi, costituendo una perdita sia per la crescita armoniosa dell'individuo che per lo sviluppo della collettività. La plusdotazione sembra, infatti, essere un processo dinamico risultante dall'interazione tra predisposizioni innate e ambiente di vita in cui variabili quali educazione e contesto familiare rivestono un ruolo non trascurabile agendo da moderatori o da catalizzatori. La famiglia, in particolare, sembra influire sullo sviluppo del potenziale intellettivo non solo per mezzo dei geni ma anche attraverso gli interessi che esprime, i valori, le aspirazioni, le opportunità educative e, talvolta, i disturbi e i conflitti.
La presente ricerca ha 3 obiettivi primari: 1) studio del legame tra personalità e intelligenza nei bambini e adolescenti gifted; 2) studio del legame tra intelligenza dei genitori e quella dei figli gifted; 3) studio del legame tra personalità dei genitori e plusdotazione dei figli.
Si programma di coinvolgere circa 80 bambini e adolescenti di età compresa tra i 6 e i 16 anni (e i rispettivi genitori) distribuiti in due gruppi: gruppo sperimentale di 40 soggetti ad alto potenziale cognitivo o gifted; e gruppo di controllo di 40 soggetti normodotati ma appaiati ai primi per età, genere e livello di istruzione di entrambi i genitori. A tutti i soggetti verranno somministrati test psicometrici che valutano aspetti cognitivi-intellettivi e di personalità.