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L'impiego delle nuove tecnologie per il restauro è oggi argomento di dibattito corrente sia per i vantaggi che queste offrono sia per i limiti che emergono in modo sempre più definito. In particolare, il nodo critico più rilevante riguarda la capacità di descrizione dei modelli impiegati, perlopiù inadeguata e insufficiente a rappresentare la complessità insita nell¿architettura storica. Con l'obiettivo di sviluppare uno studio che indaghi le possibilità concrete di impiegare tali tecnologie, senza incorrere in processi di incaute semplificazioni e forzature ma, al contrario, impiegando le caratteristiche della modellizzazione informatica come punti di forza nella ricerca per il restauro, si intende sviluppare un modello di rappresentazione dell¿intero processo di studio, restauro e manutenzione programmata dell¿architettura dei centri storici.
Il modello proposto impiega principalmente due sistemi di modellazione le ontologie informatiche e il BIM (Fiorani 2014, Adan et al. 2013, Del Giudice, Osello 2013, Garagnani, Manferdini 2013). Il modello ontologico è poi integrato con il Sistema Informativo Territoriale (SIT) della Carta del Rischio del Patrimonio Culturale, un sistema alfanumerico e cartografico nazionale messo a punto dall'Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) all'inizio degli anni 2000.
Sul piano operativo la ricerca si propone di sviluppare una base di conoscenza orientata al rilievo e allo studio delle specificità tipologiche e costruttive dell'edilizia storica. La definizione di un'Ontologia mirata alla definizione dell'architettura storica diffusa e al suo stato di conservazione ha come obiettivo la computabilità di un metodo di lavoro in grado di controllare un'attività di conservazione programmata nell'ambito dei centri storici.