Postfazione
Il nibbāna non si lascia oggettivare, sfugge alle definizioni. È proprio il rifiuto a tratteggiare puntualmente il nibbāna che ne fa qualcosa che torreggia sullo sfondo dell'intero canone buddhista in lingua pāli. E ancora di più questa condizione ineffabile si staglia sulla scena quando i testi trattano di sati o consapevolezza. Il nibbāna non può essere rimosso dal quadro della pratica di sati, giacché meta primaria della sati è appunto il nibbāna. Tuttavia questo è pressoché scomparso dalla sfera concettuale della mindfulness, intesa come metodo terapeutico della psicologia contemporanea, metodo che pure deriva direttamente dalla pratica della sati. È opportuno svincolare la mindfulness dal suo diretto antecedente buddhista?