SPAZI CHE ABILITANO/ENABLING SPACE

06 Curatela
Cellamare C., Goni Mazzitelli A., Lo Re L.
ISSN: 2532-6562

In maniera sempre più consistente le città (e non solo) sono diffusamente attraversate da processi e pratiche di autorganizzazione: pratiche che vanno dal riuso di immobili dismessi come luoghi di produzione culturale, orti urbani, aree verdi autoprodotte ed autogestite, produzione di spazi pubblici, organizzazione di servizi locali di accesso pubblico, fino alla produzione di veri e propri servizi sanitari o di welfare per arrivare alle occupazioni a scopo abitativo o alla gestione autorganizzata delle assegnazioni di case (sia di immobili dismessi sia dell’edilizia pubblica). Si tratta di un vastissimo campo di attività e di esperienze, con il diffuso coinvolgimento ed il protagonismo degli abitanti, organizzati o meno in comitati o associazioni, e degli altri soggetti locali, che assume caratteri sia illegali che legali, e che mette in discussione la relazione ed il senso stesso delle istituzioni. Peraltro dobbiamo pensare non solo a grandi processi organizzati, ma anche alle ordinarie pratiche urbane che trasformano la città diffusamente. Vi è un vasto campo di azioni e relazioni che vengono sviluppate ordinariamente e che costituiscono il nucleo fondamentale del “fare città”. In conseguenza di questa evoluzione dei processi politici e sociali che attraversano le città, sono diverse le dimensioni, non sempre compresenti, che possiamo cogliere nelle esperienze di autorganizzazione. Il processo storico di sviluppo delle forme di autorganizzazione sollecita alcune considerazioni e alcuni interrogativi.

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