Pensare come una montagna

02 Pubblicazione su volume
Scatena Donatella

Il rapporto tra pensiero estetico e ecologia trova oggi nuove opportunità di indagine che ci portano a domandarci se esista una riflessione di matrice femminile e quale contributo essa abbia dato alla disciplina del paesaggio.
La domanda è: esiste un pensiero femminile che analizzi in una luce nuova il concetto di ambiente e più precisamente quello di spazio aperto e di esterno da sé?
Roberto Calasso, con La follia che viene dalle Ninfe (Adelphi), rintraccia le basi della conoscenza classica occidentale, che solitamente si fa risalire agli dei olimpici maschili, nelle Ninfe, divinità delle sorgenti e degli alberi, e ri-modula così una mitologia sul rapporto tra conoscenza e natura legata al femminile. Apollo e Dioniso, scrive Calasso, avrebbero usurpato i meriti e la creatività delle Ninfe. E delle Ninfe, spiega ancora Calasso, è riduttivo vedere solo l'aspetto legato alla fertilità e all'eros; quello che le Ninfe portano, sotto forma di possessione-follia, è la veraconoscenza che sgorga liquida come una sorgente o guizza come il serpente: è un "gesto vivo"inatteso e irruento, che riappare poi nel Rinascimento, e che egli rintraccia nell'improvviso movimento dei capelli della Venere di Botticelli (AbyWarburg).
Il gesto vivo, l'improvviso muoversi verso il fuori, è quello che caratterizza le donne, scrittrici, fotografe, poetesse, architette, paesaggiste o artiste in senso più ampio, che sono state scelte in questo breve elenco, in una genealogia dell'estetica femminile per la costruzione di una ecologia del paesaggio.Un elenco aperto che conta molte più protagoniste e che, speriamo, diventi sempre più ampio.
Non siamo di fronte ad una trattazione metodologica del pensiero femminile quanto piuttosto ad una diversa lettura di una serie di opere, alcune anche molto conosciute, di personalità diverse e anche lontane fra loro che lungo tutto il novecento e fino a noi oggi, hanno usato la metafora del "paesaggio", ("spazio", "luogo", "natura"), arrivando attraverso di esso a rivendicare un proprio ruolo nel mondo.
In ognuna di queste pensatrici e artiste appare il"gesto contro-verso ", che spinge le donne non solo ad uscire fuori dai confini di una zona confortevole, che spesso è decisa da altri,ma questo movimento o scarto è legato, più o meno inconsapevolmente, alla descrizione o ad un linguaggio che nasce dalla osservazione della natura, che usa la natura o il paesaggio come modello fino a farlo diventare, nei casi più recenti, anche progetto di partecipazione.
Per le donne qui analizzate la liberazione sembra avvenire proprio attraverso un "gesto vivo" di cui parla Calasso, e quindi uscendo fuori, all'aria aperta: uscire fuori di casa, prendersi cura del giardino, della natura, dell'ambiente, non è più, in queste autrici,una svagata contemplazione dei fiori, ma una vera forma di ribellione.

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