L'architettura al servizio della città. Le risalite al centro storico di Macerata
Alfredo Lambertucci è stato un architetto costruttore. Uno di quelli capaci di concepire progetti e seguirne la realizzazione dando sostanza materiale, qualità spaziale, durevolezza, alle cose sperate; attitudine che testimonia di una grande capacità di controllo nell’accompagnare l’architettura immaginata attraverso il travagliato percorso che la conduce a farsi mondo reale. Le sue opere principali, seppure sempre pensate in relazione alla dimensione urbana o naturale alla quale si riferiscono, sono sostanzialmente riconducibili all’edificio: dalla casa, alla residenza collettiva, ai grandi servizi.
In questo caso si tratta invece di un programma coordinato di interventi finalizzati a migliorare l’accessibilità al centro storico di Macerata, composto da un parcheggio multipiano, localizzato sotto i Giardini Diaz nel quadrante ovest della corona extra moenia, progetto poi realizzato in difformità, e tre risalite meccanizzate rimaste sulla carta: la prima da questo stesso parcheggio a via xx Settembre, la seconda a nord tra viale Leopardi a piazza della Libertà, la terza a sud dal futuro centro direzionale a valle
di viale Trieste raggiunge nuovamente piazza della Libertà.
È singolare parlare di un progetto di Lambertucci, eccentrico rispetto ai suoi temi ricorrenti, che non ha avuto un riscontro concreto. Proprio per questi motivi credo che possa essere utile a completare il ritratto di una figura ben più ricca e complessa di come ci è stata presentata dalla critica, capace di spaziare dalle arti visive – la sua passione giovanile – agli interessi per i centri storici e per il paesaggio.
I primi studi sono del 1987, presumibilmente l’anno dell’incarico.
Sono passati venti anni dal progetto per il Palazzo di Giustizia (Macerata 1967-71), Lambertucci è già un professionista affermato e conosciuto e si dedica con grande passione
e dedizione ad indagare personalmente – talvolta portandosi il lavoro a casa la domenica1 – le possibilità e le soluzioni per risolvere un problema per la sua città, di cui tuttora si dibatte.
I materiali sulla base dei quali ho scritto questo racconto, tutti di prima mano, tutti provenienti dall’archivio personale, tutti o quasi inediti, al momento non permettono di ricostruire con rigore scientifico ogni aspetto di questa vicenda, a partire dai ruoli ricoperti nelle varie fasi. Dunque oltre l’evidenza dei fatti si spingono le interpretazioni, non obiettive perché viziate dalla stima e dall’affetto di un ex allievo.