L’uso della punteggiatura nei registri dei maestri elementari di primo Novecento

02 Pubblicazione su volume
Cantoni Paola
ISSN: 1824-2855

Il contributo ha come oggetto di indagine i “Giornali di classe” dei maestri elementari della prima metà del Novecento, le fonti sono tratte da archivi scolastici di comuni in prevalenza (ma non solo) del centro-sud.
Si tratta di una tipologia di testi finora scarsamente indagata (se non nella prospettiva pedagogica e di storia della didattica), che documenta la scrittura di maestri e maestre, riflettendone la gradualità di competenze e i diversi livelli di acquisizione della norma standard e consente anche qualche riflessione sul modello di lingua che proponevano nella pratica scolastica ai loro allievi.
Uno “stile” tipico dei Giornali di classe è riconoscibile nella costante oscillazione tra spinte antitetiche in prospettiva diafasica e con riguardo ai parametri “rigidità-esplicitezza”/ “elasticità-implicitezza”, ma anche sul piano diamesico. Formularità, essenzialità e rigidità del testo burocratico convivono con una esigenza di espressione soggettiva che determina la deriva diaristica dei registri verso una dimensione narrativa, memoriale, (auto)biografica. Il registro colto e ricercato, segnato da aspetti di letterarietà e di enfasi retorica, alterna con scelte colloquiali e familiari tipiche dell’oralità.
L’intreccio delle due dimensioni oralità/scrittura è particolarmente evidente nell’uso della punteggiatura; contribuiscono in modo significativo alla caratterizzazione orale dei testi le interrogative, le esclamative e le frasi sospese, che traducono in forma scritta il dialogo fittizio instaurato dai maestri nelle cronache scolastiche.
Si propone una disamina degli usi interpuntivi comuni alla classe di testo o tipici dei diversi scriventi. L’analisi si concentra sugli aspetti di devianza dalla norma e su usi e funzioni di segni che occorrono con particolare frequenza e significatività: il punto interrogativo, il punto esclamativo e i puntini sospensivi.

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