Migranti e rifugiati: capitale umano, territorio e rappresentazioni distorte
Occuparsi nei tempi correnti di movimenti migratori richiede preventivamente uno sforzo di chiarezza rispetto alla collocazione del proprio contributo, sia rispetto alla vastità della letteratura scientifica sull’argomento (a dimostrare tanto l’attualità e l’urgenza del tema, quanto la sua “spendibilità”) sia nei confronti delle tante possibili declinazioni che l’oggetto o, per meglio dire, il soggetto di studio assume se descritto, indagato, interpretato e/o raccontato dalla prospettiva disciplinare geografica.
Rispetto alla copiosa letteratura degli ultimi anni, il presente contributo intende in realtà sfruttare la dimensione contemporanea, addirittura contingente, del fenomeno come pretesto per proporre una riflessione sul peso che alcuni aspetti strutturali hanno nel denotarne e nel connotarne i tanti epifenomeni, nel determinare, in altre parole, i caratteri “fenotipici” delle migrazioni. Purtroppo la deriva produttivistica della valutazione della ricerca sta sempre più riducendo i tempi della riflessione e dell’elaborazione e la nuova urgenza di legittimazione sociale del sapere scientifico, specialmente se di natura umanistico-sociale, spingono a fornire il proprio contributo in tempi “brevi” anche su fatti di cronaca per poter dimostrare la propria utilità e giustificare, in termini di costi economici, la funzione sociale della ricerca.