Riposizionare il Sud: rapporti di egemonia e collaborazione tra Sud Italia e Sud globale
La posizione del meridione d’Italia rispetto all’Europa e all’Africa, come è stato più volte osservato, è ambivalente: se da una parte esso costituisce la frontiera Sud della Fortezza Europa e quindi l’avanposto del respingimento – o del contenimento – di migranti, rifugiati e richiedenti asilo, d’altro canto esso mantiene una posizione subalterna nel contesto nazionale e non partecipa della condizione egemonica che caratterizza i paesi dell’Unione Europea . Anche se il 2015 è stato un anno positivo, il Sud Italia continua a essere caratterizzato da bassa produttività e bassa crescita e il divario esistente con il Nord della penisola minaccia la permanenza stessa dell’Italia all’interno dell’Unione Europea .
La prossimità – non soltanto geografica – esistente tra il Sud d’Italia e il Sud globale è diffusa nell’immaginario collettivo nazionale e transnazionale: la scrittrice italiana africana americana Kym Ragusa afferma che «[u]na battuta molto popolare tra gli italoamericani dice che la punta della Calabria sta dando un calcio alla Sicilia per rispedirla verso l’Africa, luogo a cui appartiene veramente» ). Tuttavia, l’antropologa e giornalista camerunense italiana Geneviève Makaping, che vive in Calabria da oltre vent’anni, afferma che assimilare i calabresi agli africani vuol dire non tenere conto dei privilegi che derivano dalla cittadinanza e dalla (presunta) bianchezza . Partendo da tali considerazioni, questo articolo propone una riflessione sul riposizionamento della subalternità del Sud Italia in seguito alle migrazioni transnazionali contemporanee provenienti dal Sud globale e sulle sue rappresentazioni nella produzione culturale di autori e autrici migranti e postcoloniali. In particolare analizzo come Salah Methnani, Igiaba Scego e Dagmawi Yimer rappresentano il Sud Italia dalla loro posizione interna alla nazione ma originaria del Sud globale. Le visioni dei tre autori sono molto diverse, ma tutte mostrano lo slittamento nel rapporto tra egemonia e subalternità che i movimenti migratori producono e la necessità che esso non sia analizzato attraverso una logica binaria ma costantemente riarticolato.