“Concives angelorum” e “concives iumentorum”. Filosofi e uomini-animali nel pensiero del XII secolo latino

04 Pubblicazione in atti di convegno
VALENTE, Luisa
ISSN: 1022-193X

Considerazioni circa la vita filosofica quale più perfetta attuazione della natura umana e, corrispondentemente, la vita non filosofica come ferina e sub-umana sono presenti negli scritti di molti maestri latini attivi nel XIII secolo, e in particolare presso maestri della Facoltà delle arti di Parigi quali Boezio di Dacia e Alberico di Reims. Tali considerazioni sono certamente legate all’assimilazione dei testi aristotelici e di filosofia greco-araba: un ruolo importante è stato giocato soprattutto dall’Etica Nicomachea e dalla noetica elaborata da Alberto Magno sulla scorta, oltre che di Aristotele, anche dell’ermetismo, del Liber de causis, di Avicenna e Averroè. L’esaltazione della vita filosofica e la valautazione come ferina della vita non filosofica hanno tuttavia una ‘preistoria’ significativa, sempre in ambito latino, che precede l’assimilazione del pensiero ristotelico e arabo. Su tale ‘preistoria’ ha richiamato l’attenzione uno studio di Thomas Ricklin pubblicato nel 2000 dal titolo Von den “beatiores philosophi” zum “optimus status hominis”. Zur Entradikalisierung der radikalen Aristoteliker, ossia “Dai ‘filosofi beati’ alla ‘migliore condizione dell’uomo’. Per una de-radicalizzazione degli aristotelici radicali”. Ricklin individua presso alcuni pensatori latini della prima metà del XII secolo una serie di spunti in buona parte in linea con l’esaltazione della filosofia propria dei maestri parigini del secolo successivo: si tratta di Adelardo di Bath, Avendaut e Gundissalino - attivi, all’epoca, nell’ambito della scoperta della scienza e della filosofia greco-arabe e nel movimento delle traduzioni – ma anche di Guglielmo di Conches e Pietro Abelardo, i quali non hanno partecipato a tale movimento. Il presente contributo prosegue nella direzione indicata da Ricklin soffermandosi sull’esaltazione della vita filosofica e la correlativa svalutazione come animalesca della vita non filosofica nelle classificazioni dei diversi tipi umani proposte nel XII secolo da Pietro Abelardo, Gilberto di Poitiers e Giovanni di Salisbury.

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