Vultus Urbis

03 Monografia
Lenci Ruggero

Ludovico Quaroni nel 1954 scrisse un saggio dal titolo “Il volto della città” pubblicato sul numero 25 della rivista “Comunità”, il cui incipit è: “La vita delle nostre città è ancora tristemente dominata da quel complesso di errori psicologici e critici ch’io vorrei chiamare, col permesso dei lettori, complesso del baedeker [guida da viaggio per turisti, così detta dal nome dei tipografi e librai tedeschi che nel 1836 diedero inizio alla loro pubblicazione]. Per esso la città non è altro che una collana, più o meno numerosa, di asterischi, infilati graziosamente, isolati o a gruppi, lungo un itinerario turistico. Sono i «monumenti nazionali», le cose d’interesse storico o artistico, che costituiscono questa strana città senza vita, ridotta a una serie di soggetti per fotografie Alinari: tutto il resto, le strade e le case, la gente che vi circola e vi vive, è considerato solo un insignificante ingombro che si frappone fra un «monumento» e l’altro. Il complesso del baedeker monopolizza e concentra tutto l’interesse delle autorità, degli studiosi, dei critici, su quei tali asterischi, dimenticando ogni altra cosa: per i monumenti c’è rispetto civico e c’è la protezione della legge, su di essi si scrivono interi libri e molte persone sono pagate per curarli, per pulirli, per carezzarli”.
Il senso civico dovrebbe invece appartenere all’intera civitas (composta da edilizia specialistica e di base, per usare due termini che Gianfranco Caniggia ha derivato anche da questo testo) e consentire ai suoi abitanti di riconoscersi negli spazi urbani anche più intimi, attivando così un rapporto simbiotico e amichevole con l’architettura e con la città. I tessuti di base dovrebbero conferire un volto a una piazza, a una strada, a un vicolo e, insieme ai monumenti in essi incastonati, contribuire a stabilire relazioni affettive con gli abitanti e i turisti, innescando una più elevata idea di manutenzione e cura della cosa pubblica.
Secondo questo modo di intendere, il disegno di nuove città e il ridisegno di quelle esistenti costituiscono attività di grande coinvolgimento e ispirazione che richiedono una certa visionarietà se l’obbiettivo è quello di immaginare un tessuto urbano umanizzato e riportarlo su carta come se gli edifici fossero altrettante persone.

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