Motion Capture, De-Sampling Bodies
Il motion capture, come tecnica di cattura e analisi del movimento, ha ridefinito i concetti di testimonianza e documento essendo principalmente uno strumento di misura e più specificamente di “sampling” in ambito performativo. Il campionamento inteso come “scansione” digitale implica una scelta, quindi necessariamente una perdita. Cosa si ottiene e cosa si perde in questo processo di digitalizzazione delimita il perimetro entro il quale il movimento è registrato e manipolato. Poiché oggi assistiamo, attraverso processi di automatizzazione, a una larga diffusione di tecnologie a uso delle masse, il tema del sampling ci sembra cruciale, in quanto la forbice fra massima definizione e massima perdita accettabile è sempre più ampia (esempi limiti sono in musica la compressione .mp3 e per il motion capture la telecamera kinect). L’interpretazione proposta non considera la tecnologia un semplice mezzo, ma una protesi che innesca un processo biunivoco, perché assumendola noi stessi cambiamo per integrarla, amplificando gli organi percettivi tradizionali. Le nuove protesi percettive digitali, infatti, ridefiniscono i concetti di spazio – tempo – forma – cinetica, facendoci cogliere cose mai percepite prima, come per esempio, la ripresa cinematografica a 2000 frame al secondo. E ridefiniscono il paradigma di corpo come struttura aggregata non necessariamente antropomorfa: la possibilità manipolatoria, componente essenziale del sampling e de-sampling, permette di superare il limite “primitivo” di riproduzione verosimile del mondo e del corpo. Secondo questa chiave di lettura si esporrà il lavoro con la coreografa Lucia Latour, con i SantaSangre per fondazione Romaeuropa, con gli attori della Commedia dell’Arte che hanno introdotto nel nostro “processo creativo a base informatica”: pattern e codifica - fisicità – maschera.