La rappresentazione del paesaggio. Dal sincronico al diacronico
Il paesaggio fin dall’antichità viene letto, riconosciuto o ricostruito tramite le sue rappresentazioni e la storia dei metodi espressivo/rappresentativi utilizzati.
Possono essere individuate tre fasi distinte nell’evoluzione della sintassi della raffigurazione: la prima legata all’abbandono della chiave paradigmatica e simbolica dei disegni ereditati dal ’300; la seconda caratterizzata dalla presenza di rappresentazioni mongiane misurate e leggibili mediante riferimenti scalari. La terza fase dettata dall’uso dell’elaboratore elettronico e dalla possibilità di modellare e visualizzare in 3D. Il concetto sotteso ai termini “sincronico” e “diacronico” deriva dagli studi di linguistica condotti da Ferdinad De Saussure, secondo il quale la dimensione “sincronica” indaga una lingua indipendentemente dalla sua evoluzione nel corso del tempo, mentre la componente “diacronica” è legata alla variabile temporale. Per utilizzare una figura metaforica l’aspetto “sincronico” è legato allo scatto di una fotografia (quindi una rappresentazione statica), mentre l’aspetto “diacronico” ad una ripresa video (ossia una raffigurazione dinamica od in movimento).