Ricerc@Sapienza

Alessia Masi si è laureata in Scienze e Tecnologie per la Conservazione dei Beni Culturali presso Sapienza Università di Roma e ha conseguito un dottorato di ricerca in Scienze Applicate alla Protezione dell’Ambiente e dei Beni Culturali presso la stessa università. Ha svolto attività di ricerca presso l’Universitat Autònoma de Barcelona, l’Università della Boemia Meridionale ed è stata guest researcher presso il Max Planck Institute of Geoanthropology (Germania) dal 2018 al 2025. Dal 2025 è collaboratrice di ricerca presso il Research Institute for Humanity and Nature di Kyoto, Giappone.

È membro del collegio dei docenti del dottorato in Biologia dei Sistemi Ecologici della Sapienza e ha svolto attività di guest editor e revisore scientifico per numerose riviste internazionali. È membro dell’Editorial Board della rivista Quaternary Environments and Humans e Coordinatrice del Gruppo di Palinologia e Paleobotanica della Società Botanica Italiana. Ha partecipato e organizzato numerosi congressi internazionali, tra cui INQUA e numerose edizioni del Mediterranean Palynology Symposium.

La sua ricerca riguarda le tematiche dell’archeobotanica e della palinologia, con particolare attenzione alle dinamiche socio-ecologiche di lungo periodo nel Mediterraneo e nei Balcani. I suoi studi analizzano i cambiamenti vegetazionali, le interazioni uomo-ambiente, la resilienza umana alle variazioni climatiche e le pratiche sostenibili di uso del suolo. Ha sviluppato approcci interdisciplinari che integrano proxy paleoambientali (polline, carboni, isotopi) e archivi ad alta risoluzione.

Attualmente coordina e partecipa a progetti di ricerca nazionali e internazionali, tra cui PRIN e Partenariati estesi PNRR oltre a progetti finanziati dalla Sapienza, riguardanti le dinamiche vegetazionali dell’Olocene, la ricostruzione paleoclimatica e l'integrazione tra archeobotanica e archeologia nonché tecnologie ecosostenibili per la conservazione dei materiali lignei. Ha svolto attività sul campo e in laboratorio in Italia, Grecia e Turchia, contribuendo alla comprensione della biodiversità passata, dell’uso del territorio e dei paesaggi culturali.