Da circa tre decenni è in corso, soprattutto nel mondo anglosassone, una revisione critica del ruolo delle immagini nella formulazione dell'immaginario collettivo e nel processo di costruzione dell'identità. Manifestandosi sotto nomi e forme diverse (cancellazione, boicottaggio, decolonialismo) tale atteggiamento ha mutato profondamente le "politiche delle arti", coinvolgendo inevitabilmente alcune pratiche della disciplina storico-artistica. Musei e università sono chiamati a ripensare il loro modo di narrare la storia dell'arte mettendo in discussione la legittimità del proprio punto di vista e l'oggetto della narrazione. Nel panorama storico-artistico italiano è stato finora dato poco spazio a questo fenomeno di ripensamento del patrimonio e delle narrative che lo hanno storicizzato. Principale obiettivo del progetto è quello di promuovere un confronto tra specialisti di università, musei e istituzioni. Ci si propone in primis di individuare e distinguere le differenti forme attraverso cui la contestazione dell'immagine si è manifestata nella storia, dal Medioevo alla contemporaneità (iconoclastia, damnatio memoriae, cancellazione), considerando casi rappresentativi di specifici approcci e comportamenti, nella duplice prospettiva della comunità/pubblico (quale attore/recettore) e della forza dominante (quale soggetto politico/detentore/committente). Si intende riflettere storicamente sul modo in cui i recenti eventi di ostracismo delle immagini (abbattimenti di statue, riallestimenti museali, etc.) possano collegarsi a fenomeni che - in precisi contesti - hanno portato al rifiuto di opere d'arte, alla loro condanna e anche alla loro riabilitazione. Al contempo, l'indagine propone un'analisi critica dei modelli e degli strumenti adottati dagli storici dell'arte e dai curatori museali nella scrittura e riscrittura della storia delle immagini, della loro capacità di raccogliere il sentimento della memoria e dell'identità collettiva.