Edifici per la comunità. Sviluppi della ricerca negli anni Settanta
Alfredo Lambertucci, architetto e docente romano, nonostante la grande qualità delle sue architetture non ha avuto una grande fortuna critica. A detta di molti, e fra questi è utile ricordare Carlo Melograni, la produzione architettonica, ancorchè non copiosissima di realizzazioni, meriterebbe "di riscuotere anche a livello nazionale l'apprezzamento che è venuto del tutto naturale riconoscergli a Roma e nei luoghi dove ha insegnato e costruito". Alcune opere che Lambertucci, da solo o con colleghi, ha realizzato sono abbastanza note; erano gli anni in la pubblicistica si dedicava quasi esclusivamente alle già numerose opere costruite, tralasciando del tutto i progetti che non arrivavano al cantiere. Molte sono le sue architetturesono restate sulla carta, alcune studiate sino agli esecutivi. Tra queste "occasioni mancate" tre in particolare assumono rilevanza sia per la qualità che hanno, sia per gli importanti apprezzamenti che hanno ricevuto dai pochi che le hanno conosciute (Carlo Melograni, Arnaldo Bruschi, Luciano De Licio). Si tratta del progetto per la Casa per anziani a Macerata del 1969, una versione domestica del neobrutalismo inglese, della proposta di concorso per il Centro culturale polifunzionale di Messina, 1976, e del Municipio di Artena, 1980; sono progetti che propongono un nuovo poetico realismo, una versione astratta degli studi tipologici e morfologici di quegli anni, una sintesi personalissima e figurativamente ricca oltre che originale rispetto al panorama italiano.