Il problema etico dell’immortalità

02 Pubblicazione su volume
Muste' Marcello

In un articolo del 1993 (che derivava dalla relazione a un convegno del 1991, al quale entrambi partecipammo ), Francesco Saverio Trincia propose una penetrante lettura della filosofia di Guido Calogero e dei suoi rapporti con l’attualismo di Giovanni Gentile. Prendendo spunto dalla lettera di Calogero a Gentile del 2 aprile 1942, scritta dal carcere delle Murate di Firenze, che era allora inedita , ne offrì un’interpretazione complessa e, al tempo stesso, suggestiva, decostruendo e mettendo a fuoco i singoli elementi che componevano quella pagina, dalle espressioni di cordoglio per la recente morte, il 30 marzo, del figlio Giovannino alla dichiarazione di un affetto sincero, fino al punto di considerarsi «Suo figlio spirituale» – scrisse – «nonostante ogni odierna divergenza d’idee in taluni campi». Dalle parole della lettera, Trincia risalì ai motivi di fondo di quella «divergenza d’idee», insistendo sul tentativo di Calogero, specie nella Scuola dell’uomo, di «condurre l’attualismo a una superiore coerenza», attraverso una diversa concezione dell’alterità, centrata sulla «fondazione etica degli “altri”» , e ne rintracciò le origini nei giovanili studi sulla logica di Aristotele, dove la distinzione tra principio noetico e dianoia già richiamava il problema di una «alterità logica», destinata a svolgersi, non senza problemi e contrasti, nella ulteriore dimensione dell’«alterità etica». Ma soprattutto, nella parte centrale dello scritto, riconobbe il passaggio per molti versi riassuntivo della «divergenza d’idee» nella differente visione dell’«immortalità», che, affiorata nelle parole di dolore per la morte di Giovanni jr., poteva trovarsi svolta nelle pagine della Scuola dell’uomo e che, come è noto, impegnerà poi Gentile nella composizione della sua ultima opera, cioè di Genesi e struttura della società.

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