L'azione libera come indipendenza da ogni Dio. Un percorso tra Kant e Levinas
La tesi espressa dal titolo di questo contributo sembra porsi in esplicita contraddizione con la tradizione del pensiero religioso in generale, cristiano in particolare e forse per alcuni aspetti soprattutto cattolico, secondo cui si è veramente liberi, si guadagna piena libertà, nel momento in cui si àncora la libertà stessa a Dio. È Dio infatti, e solo Lui, ad essere vera e piena libertà. Non nell’indipendenza da Dio, dunque, ma, al contrario, nel legame e nell’unione con con lui, si raggiunge la libertà. In questo contributo vorrei mostrare come la filosofia della religione degli ultimi secoli – o almeno una sua linea importante, che parte da Kant e arriva a Levinas – ha sviluppato una impostazione diversa. Secondo questo approccio, la verità viene subordinata alla libertà ed è inscritta in un orizzonte anzitutto pratico, piuttosto che teorico. Dio stesso viene compreso solo in una cornice di ordine pratico, e lo si affronta («affrontare» è veramente il verbo giusto, trattandosi di una relazione anzitutto di tipo personale e non sempre priva di elementi conflittuali) a partire dall’agire. Azione e libertà assurgono quindi ad un ruolo fondamentale e costitutivo e non sono più derivate. Non solo, ma proprio perché concepito in termini personali e a partire dalla libertà, il rapporto con Dio si deve basare sull’indipendenza piuttosto che sulla dipendenza. Non è concepibile libertà laddove c’è dipendenza.