L'azione libera come indipendenza da ogni Dio. Un percorso tra Kant e Levinas

02 Pubblicazione su volume
Tommasi FRANCESCO VALERIO

La tesi espressa dal titolo di questo contributo sembra porsi in esplicita contraddizione con la tradizione del pensiero religioso in generale, cristiano in particolare e forse per alcuni aspetti soprattutto cattolico, secondo cui si è veramente liberi, si guadagna piena libertà, nel momento in cui si àncora la libertà stessa a Dio. È Dio infatti, e solo Lui, ad essere vera e piena libertà. Non nell’indipendenza da Dio, dunque, ma, al contrario, nel legame e nell’unione con con lui, si raggiunge la libertà. In questo contributo vorrei mostrare come la filosofia della religione degli ultimi secoli – o almeno una sua linea importante, che parte da Kant e arriva a Levinas – ha sviluppato una impostazione diversa. Secondo questo approccio, la verità viene subordinata alla libertà ed è inscritta in un orizzonte anzitutto pratico, piuttosto che teorico. Dio stesso viene compreso solo in una cornice di ordine pratico, e lo si affronta («affrontare» è veramente il verbo giusto, trattandosi di una relazione anzitutto di tipo personale e non sempre priva di elementi conflittuali) a partire dall’agire. Azione e libertà assurgono quindi ad un ruolo fondamentale e costitutivo e non sono più derivate. Non solo, ma proprio perché concepito in termini personali e a partire dalla libertà, il rapporto con Dio si deve basare sull’indipendenza piuttosto che sulla dipendenza. Non è concepibile libertà laddove c’è dipendenza.

© Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma