Roma/Montréal. Due Capitali a confronto. Comparaison de deux capitales

02 Pubblicazione su volume
Valeriani Andrea

Roma e Montréal sono città strutturalmente assai diverse: la prima è una metropoli dilatata, cresciuta tra un’orografia complessa e un fiume che si è mostrato a lungo sia risorsa sia fonte di emergenze ambientali. La seconda è una città ‘americana’, che è riuscita a coniugare le proprie orgogliose origini francesi all’ordine di una griglia anglosassone tipica delle metropoli statunitensi.
Prendendo spunto dalle inevitabili differenze tra le due metropoli, Roma e Montréal costituiscono casi interessanti d’interpretazione di scenari in atto sul ruolo dello spazio pubblico in città.
Il confronto proposto nei diagrammi di questo contributo individua alcuni ‘elementi fondamentali’ del benessere declinati nei due contesti. Come riconosce già Philippe Poullaouec-Gonidec per il caso di Montréal (ma è possibile estendere il discorso anche alla capitale italiana), questi si possono raggruppare secondo tre elementi vitali, ovvero acqua, aria e vegetazione.
Entrambe sorgono sulle rive d’importanti fiumi. Sebbene il Tevere sia stato a lungo un’emergenza per via delle frequenti inondazioni derivanti dalla tortuosità del suo percorso, è stata però proprio la pericolosità del corso d’acqua a permettere la nascita d’infrastrutture dolci e di attrezzature per lo sport in ambiti semi-centrali che altrimenti difficilmente avrebbero trovato così ampio spazio nella pianificazione non sempre lungimirante della Città Eterna.
Il vigoroso Saint-Laurent si è invece mostrato decisamente benevolo con Montréal, divenendo route bleu imprescindibile per il traffico merci. Sulle sue sponde si sono installate attrezzature industriali che hanno prima trainato lo sviluppo e che poi si sono rivelate l’occasione per una reinterpretazione degli spazi e per una loro nuova connotazione diretta verso la persona.
Le emergenze dovute ad inquinamento e sovrappopolamento sono alla base della ricerca di salubrità nel secondo elemento vitale, l’aria. Già nel Rinascimento la grande nobiltà romana ha cercato rifugio dall’angusto e malsano centro di Roma arroccandosi nei buen retiros posizionati sulle alture che caratterizzano la capitale, nelle sfarzose ville (come Villa Medici o Villa Borghese) ‘disinfettate’ dal resto della città grazie alla protezione offerta dai loro parchi, alla ricerca di un’aria più pura. L’aria come elemento di salubrità per la cittadinanza ha trovato poi sia a Roma sia a Montréal una declinazione democratica in età contemporanea in alcune alture chiave: a Roma Monte Mario e il Gianicolo sono diventati nel tempo polmoni verdi alternativi a quei Sette Colli che la storia ha provveduto a urbanizzare quasi per intero; Montréal dal canto suo deve il proprio nome al Mont Royal, alle cui pendici i francesi iniziarono a costruire la futura città e che oggi – oltre che landmark - è anche un parco urbano molto frequentato dai monrealesi alla ricerca di respiro dallo smog della metropoli.
In terzo luogo, la vegetazione è inevitabilmente elemento capace di innescare meccanismi benefici di cambio di stile di vita e di maggiore consapevolezza per il benessere proprio e della città tutta. Roma ha ereditato un patrimonio verde non indifferente, che impone notevoli sforzi per la sua valorizzazione. Le grandi fasce verdi dal quadrante nord e da quello sud convergono esattamente verso il centro storico, con un bacino d’utenza che interessa gran parte della cittadinanza ma che spesso viene sottostimato dagli stessi romani per un assetto troppo frammentario e poco sistemico del verde urbano che porta a una percezione debole dell’elemento naturale. Una problematica sicuramente attenuata nel contesto di Montréal dove, seppur con una densità abitativa di oltre il doppio di quella di Roma e una percentuale di aree verdi decisamente inferiore, vi è un rapporto più attivo e intimo con la vegetazione a disposizione. I parchi, a partire ancora una volta da quello sul Mon

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