Roma: rigenerare i territori dell’abusivismo. Tra innovazione procedurale e flessibilità operativa
Esito delle patologie insediative, degli squilibri socio-economici e delle fragilità ecologico-ambientali degli ultimi decenni, la città contemporanea, tradizionalmente intesa come luogo della densità, della complessità fisica, funzionale e sociale, dell’eredità culturale, è divenuta spazio delle diseguaglianze, della frammentazione, dell’emarginazione, dell’insicurezza. Processi che hanno percorso trasversalmente le molteplici forme insediative, storiche, consolidate, periferie urbane e territori della diffusione, omologandone i caratteri identitari e invalidando i concetti di centro e di periferia. In particolare, il proliferare di forme insediative informali, spontanee e abusive che, a partire dal secondo dopoguerra, caratterizza le periferie di molti centri urbani, soprattutto del centro e del sud Italia, provocherà un ingente consumo di suolo, la dilatazione dei confini fisici della città e il degrado del patrimonio storico-architettonico, paesaggistico e ambientale, alimentando il congestionamento e l’ingovernabilità delle città. In questo quadro di riferimento, il paper intende delineare i caratteri della pianificazione della “metropoli spontanea” che negli ultimi decenni ha prodotto una ingente stratificazione di leggi, di strumenti, di piani e di programmi di intervento, evidenziandone, gli approcci procedurali, metodologici e operativi, i limiti e le criticità, ma anche i percorsi evolutivi che potrebbero incidere sul processo di rigenerazione urbana.